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Narcisisti perversi - Manipolatori - Vampiri psico-affettivi

Le vittime dei narcisisti

A volte la relazione con il narciso inizia con il classico colpo di fulmine, altre volte invece l’inizio è molto più graduale.
Molte donne innamorate di un narcisista raccontano che nei primi tempi della relazione non se ne sentivano particolarmente attratte, anzi percepivano una nota stonata in lui, ma che con il tempo si sono lasciate vincere dal suo corteggiamento romantico e perseverante.
In entrambe i casi, la vittima non si innamora del narcisista per quello che è ma per il modo in cui lui la fa sentire.
La vittima del narciso è convinta di amarlo alla follia, spesso però non è l’uomo reale che ama ( anche perchè i narcisi non si fanno conoscere) ma la fantasia che ha di lui.
In non pochi casi la vittima è innamorata dell’ immagine accattivante che il narciso riesce a trasmettere al mondo senza riuscire a vedere l’egoismo e l’aridità emotiva che si nascondono dietro la splendida facciata.
Se una preda cade nella sua rete, è perché il narcisista manipolatore ha tante facce: sa mostrarsi simpatico, socievole, gradevole, possiede alcune qualità che utilizza al meglio per manipolare le proprie vittime.
Certe persone sono ovviamente più vulnerabili di altre, ma siamo tutti potenzialmente a rischio: come si fa a non cedere di fronte alle minacce, alla denigrazione, alle critiche e alle umiliazioni, soprattutto se ripetute?
Anche le personalità cosiddette forti possono cadere nella loro trappola, soprattutto quando esiste una dipendenza affettiva: le vittime, in questo caso, perdono del tutto la razionalità riguardo alla loro relazione.
Le vittime predilette di questi individui sono infatti persone totalmente incapaci di immaginare che l’altro possa essere "distruttivo", che cercano sempre di trovare delle spiegazioni logiche al suo comportamento e di evitare ogni malinteso.
Ricordiamoci che chi non è perverso non può immaginare che possa esistere manipolazione e malevolenza in determinati soggetti.
Il narcisista patologico maligno, nella sua patogenicità mira ad attaccare oggetti che siano il più sani possibile, non instaura relazioni seduttive, manipolatorie e di sfruttamento - almeno per un tempo sufficiente alla traumatizzazione dell’altro - con persone che percepisce come fortemente deboli e disequilibrate in quanto non risultano attraenti.
Il narcisista patologico invidia il bene dell’altro, al punto di odiare l’altro ancor di più se da questi riceve amore (lo ritiene come un suo bene da invidiare), mentre odia la debolezza o l’incapacità di amare dell’altro e quindi disprezza chi appare sofferente e disequilibrato.
Le vittime si illudono, sperano, non prestano attenzione agli evidenti segnali di manipolazione dell’altro, si accontentano di poco, pochissimo e si rifiutano di rendersi conto che non è giusto sopportare soprusi e umiliazioni.
Gli indizi di un processo di "vampirizzazione" ci sono sempre, la maggior parte delle volte però non vengono ascoltati, alla luce dei meccanismi sopra evidenziati.
E più non vengono ascoltati più sarà difficile riconoscerli e difendersi.
Ci troviamo dunque di fronte a coppie formate da narcisisti perversi rigidi e vittime passive che cercano sempre di capire, di giustificare, mettendo da parte la propria dignità e alimentando la falsa speranza che il carnefice raggiunga prima o poi la consapevolezza delle sue azioni.
Ci si chiede spesso perché le vittime non reagiscano.
La risposta è semplice, non lo sanno fare.
Spesso sono reduci da esperienze infantili dove non hanno sviluppato alcuna capacità di espressione delle loro emozioni e bisogni, dove non si sono potute permettere di ribellarsi.
Queste persone hanno imparato che per essere amati bisogna sempre accettare, capire e spesso "salvare" e si sentono in colpa se non riescono a contribuire a questa missione.
Come spiega il Dott. Pier Pietro Brunelli nel suo libro - Trauma da Narcisismo - le persone traumatizzate nell’ambito di una relazione affettiva con un soggetto con DPN maligno, hanno la sola colpa, o se si vuole, la sola malattia di non aver completamente elaborato la propria ferita narcisistica, ma senza però aver sviluppato patologie evidenti o accertabili, e che quindi sono persone "nevrotiche compensate", alle quali secondo i termini della psicologia analitica è ascrivibile un "complesso a tonalità affettiva".
Invece si tende molto spesso a considerare la vittima di un narcisista patologico come affetta da patologie che la portano ad una collusione malata con quest’ultimo, di considerarla come affetta da pregresso disturbo di personalità dipendente, oppure da una ‘caratteropatia’ su base perversa sadomasochista (l’apparente masochismo della sua vittima, non è tale in quanto la vittima vive la sua condizione in modo altamente egodistonico; essa tenta costantemente di ribellarsi alla violenza psicologica dell’altro e cerca di trasformare le capacità fortemente seduttive in amore e fiducia autentici) o anche un disturbo Borderline (ciò specialmente perché il Trauma da Narcisismo provoca condotte e stati d’animo ‘al limite’, affini ad una condizione borderline, ma non è vero che la sottende), o ancora un disturbo Bipolare che si scatena non trovando più una sua relazione d’oggetto di contenimento, o ancora un disturbo Paranoide volto a colpevolizzare in eccesso il partner, oppure solo un trauma abbandonico esagerato, sempre a causa delle debolezze interne.
Dunque, alla persona colpita da TdN, vengono spesso attribuite, sia dai teorici, sia dai clinici, sia dai parenti e dagli amici tutta una serie di responsabilità colpose, involontarie, ma malate, sue proprie, che il narcisista patologico non avrebbe provocato, ma avrebbe fatto tuttalpiù emergere.
Il fatto che la vittima manifesterebbe ‘dei problemi suoi propri’ viene poi anche considerato con sospettosità quando chiede aiuto, individuando la sua ‘colpa’, che essa non riesce a comprendere e per la quale pur tuttavia si autocondanna, nel fatto di aver accettato di sottoporsi ad una relazione affettiva altamente stressogena con un soggetto con DNP particolarmente maligno.
Questa diagnosi complessiva potrebbe risultare forzosa ed anche dannosa ai fini di una terapia detraumatizzante che, in questi casi si deve basare sulla de-colpevolizzazione e l’empatia, piuttosto che su un’introspezione circa le condizioni della vittima pregresse al trauma.
Queste considerazioni ci inducono a ritenere che la vittima, nel momento in cui è traumatizzata va compresa entro una prima ‘diagnosi parziale’, quindi indipendentemente da quelle che possono essere le patologie pregresse al trauma, da inquadrarsi attraverso una successiva ‘doppia diagnosi’.

Nel frattempo, mentre il tempo passa, si mettono sempre più da parte e la loro identità ne risente fino ad annullarsi nei casi più gravi.
Quando ciò accade il carnefice ha raggiunto il suo scopo.
Più il rapporto va avanti, più  il coinvolgimento aumenta, più è difficile per chi subisce riuscire a liberarsi.
A tale riguardo si potrebbe imputare la vittima di eccessiva ingenuità, tuttavia bisogna considerare che la manipolazione seduttiva messa in atto dai narcisisti patologici, più o meno maligni, presume un crescendo di microtraumi, ma anche di altrettanti atteggiamenti e comportamenti riparatori.
Solo una volta sopraggiunto il TdN la vittima manipolata si renderà conto che le coccole erano tuttalpiù moine, che la tenerezza era affettata e manieristica, che i pentimenti e le scuse erano strategie pseudo-psicopatiche e che la sessualità veniva concessa in modo appagante e talvolta anche ‘speciale’ solo in seguito all’acutizzarsi di litigi e tensioni, e quindi che la riparazione consisteva in una sorta di somministrazione anestetica e narcotizzante così che il processo di traumatizzazione in corso fosse sopportabile.
Non è un caso che spesso le vittime, quando il loro carnefice è assente, sono più lucide e riescono a ‘vedere meglio’ la realtà che le circonda.
Ma basta che entrino nuovamente in contatto con il partner per azzerare tutto il negativo e ritornare a subire, a comprendere, ad accettare, a ‘non vedere’, a volere a tutti i costi salvarlo, cambiarlo.
Cosa accade quando questo circuito si protrae per troppo tempo? Si cronicizza in modo pericoloso: la vittima non si accorge di essere manipolata, il carnefice colpisce sempre più forte.
Spesso quando la violenza si fa troppo evidente il mistero viene svelato da persone che intervengono dall’esterno.
Se si sospetta di far parte di uno di questi circuiti può essere molto importante chiedere aiuto a uno psicoterapeuta che permetterà alla vittima di comprendere meglio questi processi e imparare a gestirli per liberarsi .
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3 commenti:

  1. Riconosco esattamente tutte le peculiarità descritte nel articolo..costituiva la base del matrimonio col mio ex marito narcisista..mi si e' spalancata la porta della verità quando ho scoperto il biglietto di viaggio per Lisbona con la sua amante mentre io ero in cerca di lavoro . Grazie ad articoli come questi..ho capito che tipo di essere avevo sposato. Ora ne sono uscita dopo un anno e a breve firmero il divorzio.grazie ancora

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  2. ANCHE NOI UOMINI SOPPORTIAMO QUESTI TRAUMI, IO POSSO TESTIMPNIARLO.

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