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Narcisisti perversi - Manipolatori - Vampiri psico-affettivi

Violenza Psicologica

Nei momenti di rabbia tutti possiamo usare parole provocatorie, oltraggiose o sprezzanti, possiamo agire comportamenti fuori luogo ma di solito seguiti da rimorsi e pentimenti.
Nella violenza psicologica invece non si tratta di un impeto d’ira momentaneo ma di un tormento costante e intenzionale con l’obiettivo i sottomettere l’altro/a e mantenere il proprio potere e controllo.
La vittima assume ogni giorno dosi progressive di cattiveria, che finiscono per generare assuefazione. Via via che la violenza progredisce, sale di pari passo la soglia di tolleranza della parte più debole e il rischio è quello che la vittima cada in una condizione di isolamento e si inneschi un rapporto di dipendenza psicologica con il suo aggressore.

Le forme di violenza:
  • attacchi verbali come la derisione, la molestia verbale, l’insulto, la denigrazione, le mortificazioni, le sopraffazioni, i tradimenti, le bugie finalizzati a convincere la donna di “non valere nulla”, per meglio tenerla sotto controllo
  • isolare la donna, allontanarla dalle relazioni sociali di supporto o impedirle l’accesso alle risorse economiche e non, in modo da limitare la sua indipendenza
  • gelosia ed ossessività: controllo eccessivo, accuse ripetute di infedeltà e controllo delle sue frequentazioni
  • minacce verbali di abuso, aggressione o tortura nei confronti della donna e/o la sua famiglia, i figli, gli amici
  • minacce ripetute di abbandono, divorzio, inizio di un’altra relazione se la donna non soddisfa determinate richieste
  • danneggiamento o distruzione degli oggetti di proprietà della donna
  • violenza sugli animali cari alla donna e/o ai suoi figli/e
  • colpevolizzazioni, svalutazioni pubbliche e private, umiliazioni, derisione, malumore costante, squalifica, rifiuto dell’altro.
Si può quindi definire la violenza psicologica come un insieme di strategie lesive della libertà e dell’identità personale dell’altro, con una conseguente insicurezza, paura e svalutazione di sé da parte della vittima.
I segnali di ostilità non compaiono nei momenti di irritazione o crisi bensì sono costantemente espresse in tono irato e freddo tale da denotare verità e/o evidenza.
In presenza di testimoni essa è distillata a piccole dosi e nel momento in cui la vittima reagisce cade nella trappola della provocazione alzando la voce e passando lei stessa per violenta, tanto che l’aggressore si atteggia a vittima.
Si tratta quindi di atteggiamenti molto penetranti e sottili in quanto, non venendo percepiti in modo palese, sono spesso sottovalutati (almeno inizialmente) dalla vittima stessa nonché da parenti ed amici di quest’ultima.
Tutte le molteplici manifestazioni che essa può avere si riconducono ad un unico nucleo centrale ovvero ad una distorsione ed un irrigidimento nel processo comunicativo all’interno di un rapporto di qualsivoglia genere, causando un vero e proprio "omicidio psicologico" poiché mettono in atto un vero e proprio terrorismo psichico ed un annientamento dell’altra persona.
L’aggressore inoltre raggiunge più facilmente il proprio obbiettivo grazie al tentativo di isolamento della vittima: costringendola in casa senza telefono o mezzi di locomozione, controllandone le scelte individuali e le relazioni sociali, sottraendole i documenti d’identità, aprendone la posta.








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